Anni fa mi ruppi il tendine del dito medio della mano destra. Proprio il dito con cui disegno.
Nei vari ospedali di Roma mi proposero due sole illuminanti soluzioni: o rimanere con il dito dritto (il dito medio…) oppure arcuato e rigido per sempre. Fu una suora a legare insieme il dito ed un pezzo di ferro con del cerotto.
Seguirono giorni angosciosi… I tendini sono simili ad elastici. Il tempo inesorabile li accorcia irrimediabilmente alla rottura. Bastano pochi giorni e non c’è più niente da fare.
La fortuna però si ricordò di me. Frank era co-direttore al quotidiano genovese “Il Secolo lXX”. Qualche giorno prima la redazione aveva intervistato un luminare specializzato nella chirurgia della mano che aveva ricostruito i tendini lacerati dell’allora campionessa di scherma Dorina Vaccaroni, la quale era successivamente tornata a vincere. E non solo: anche quelli di un famoso pianista e, addirittura, riattaccato mani e braccia amputate dal resto del corpo. Una cosa alla Re-Animator di Lovecraft…
A Savona il prof. Renzo Mantero ricongiunse il mio tendine spezzato usando due bottoni da camicia. Il tutto tra un’operazione ed un’altra.
Di quell’operazione ricordo il dolore solitario provato in una stanza di un appartamento genovese quando svanirono gli effetti dell’anestesia locale, un “ditale” di plastica color carne inserito a tener bloccate falangina e falangetta, un album e dei pastelli colorati inviatomi dall’Australia con delle figure di Zorro da ricalcare sulle pagine di carta velina e colorare con la mano sinistra, la lunga rieducazione immergendo e muovendo lentamente la mano nell’acqua del lavandino e l’enorme piacere di poter nuovamente impugnare con la mano destra una matita e… disegnare!
Da allora mi concentrai sull’importanza della mano.
Una delle più spiacevoli sensazioni che provai fu quella di osservare e toccare una fredda mano priva di vita, la stessa mano che aveva sino a quel momento accompagnato tutta la mia vita. Aveva stretto la mia piccola mano nella sua, enorme, per accompagnarmi all’asilo.
O ancora la diversità di due diverse mani che lavavano la mia faccia di bambino: robusta e violenta una, delicata e lenta un’altra. Aristotele secoli fa paragonò le mani all’anima.
Le mani sono la parte più visibile del nostro corpo e di chi ci sta accanto. Mutano nel corso della vita: la mano di un bambino e di un vecchio. Riflettono e ci dicono chi siamo: un musicista o un contadino. La mano racconta, spiega urla e tace.
La mano è difficile da disegnare. Michelangelo e gli altri apprendisti della bottega del Ghirlandaio disegnavano sempre la propria mano all’inizio della giornata lavorativa.
Chi da bambino non ha disegnato il profilo della propria mano appoggiata su un foglio?
La mano nell’arte. Quelle possenti di Michelangelo e quella snelle di El Greco.
Quelle del fumetto. Quelle “guantate” e a tre dita di Walt Disney e quelle dai contorni decisi e le ombre nere di Magnus.
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