AHOY!
CHI, POPEYE? AHOY!
Eccolo qua: questo marinaio in divisa tutta bianca e collettone scuro, che appare inaspettato e senza nome nella terza vignetta della daily strip del Thimble Theatre di Segar il 17gennaio 1929, beh, non è certo un adone: anzi: è decisamente un brutto essere che pare uscito per sbaglio dalla penna dell'autore. È un brutto marinaio che sta lì proprio per fare il marinaio, al porto, dove Castor Oyl, la "star" del teatrino di Segar, è arrivato giusto in cerca di un equipaggio. Così lo si direbbe uno dei tanti "caratteristi" di passaggio (magari un po' meno riuscito di altri) che da sempre affollano le strisce e le tavole del "Thimble"; un personaggio destinato di certo a scomparire sotto l'incalzare dei fatti che presto, come al solito, avrebbero coinvolto Castor, la star, in nuove mirabolanti avventure.
Col senno di poi, sapendo che invece si tratta niente di meno che di Popeye, l'ormai ottantenne Braccio di Ferro, siamo obbligati a rivedere con diverso interesse quel lontano disegno.
Non sappiamo cosa avesse in mente Segar quando tratteggiò Popeye quella prima volta.
Se Segar non fosse morto tanto presto, certamente qualcuno (negli anni della ripresa del fumetto e relativi riconoscimenti storico-critico-culturale-artistici), glielo avrebbe chiesto; forse lo avrebbe fatto un italiano, magari un qualche nostro amico ("Scùs-mi, mistàar Sigaar, ma gliù aved già in mente, in maind, dté karaktaar complete, quando gliu disaigned dté first daily strip con, with, Pop-ai?"); e oggi sapremmo cosa Segar aveva "in mind", senza stare qui con questo dubbio. Ma così non è stato. D'altra parte, non risulta che nessuno pensò di intervistare Segar finché visse (voglio dire, non interviste del nostro tipo), su quel primo Popeye. Quelli erano tempi in cui le cose si facevano e basta, senza imbastirci sopra tanti ricami come si usa oggi. "Ricami" che sono tutte chiacchiere, quasi sempre, per quanto si cerchi di nobilitarli. E quante ne sono state fatte, di chiacchiere, in questi ultimi due decenni! Di quanda ribalda approssimazione siamo stati capaci, pur di scrivere e sottoscrivere pagine che hanno fatto di noi una generazione di saggisti (bastano un articoletto su una "fanzine" o due sproloqui in TV). Poiché neppure io mi sono sottratto a tale fatto generazionale, ripropongo la domanda: "Cosa aveva in mente Segar quando tratteggiò per la prima volta il marinaio Popeye?".
E andiamo un momento nell'autobiografico, per modo di dire. Braccio di Ferro mi è stato sempre molto simpatico; ma, francamente, fino a qualche anno fa, lo conoscevo solo così come lo avevano pubblicato in Italia, nelle traduzioni di quaranta e più anni fa, nelle versioni monche e manomesse che ci erano state offerte dagli editori del tempo (mi riferisco al periodo originale di Segar; i successivi nemmeno li avevo mai considerati). Tutto sembrava "buono", ma non ci trovavo la "scintilla" del genio. È fuori dubbio che la nostra stampa di allora rese a Popeye un pessimo servizio, ed io non mi sento tanto colpevole se ho continuato a preferire i soliti Topolino e Paperino; o se, sul piano dell'umorismo, sono appena arrivato ad intuire qualche intenzione. Debbo dire con molta umiltà che soltanto quando ho avuto tra le mani le "patinate" originali ho scoperto la grandezza di Segar e della sua opera. Segar fu grande subito; e se mai mi verrà voglia di compilare una graduatoria (secondo me) dei maggiori autori umoristi del nostro secolo, a lui spetterà senz'altro uno dei primi posti, accanto ad Herriman, ad Al Capp, a Jacovitti (qualcuno ha sussultato?) e a pochi altri che mi scuso di non nominare ora.
Segar, un vero grande umorista: il suo "teatro" è una continua rassegna di "gags" e invenzioni, sempre ad altissimo contenuto umoristico, che solo raramente traspariva nelle traduzioni italiane. Aver potuto conoscere le "avventure" di Castor Oyl e gustare tutta la serie interminabile di personaggi che per tanti anni hanno affollato (è il caso di dirlo) le sue strisce e le sue tavole domenicali, è stato forse la più importante e gioiosa esperienza che mi sia capitata recentemente nel mondo dei fumetti (e mi dispiace del ritardo col quale sono giunto).
Segar, quando tira fuori il suo marinaio, è già un autore arrivato; la sua opera, seppure si fosse fermata al pre-Popeye, costituisce già, a quel punto, seria referenza per il suo ingresso nell’olimpo degli intramontabili. E pensare che il meglio, Braccio di Ferro, ancora deve arrivare!
Al brutto marinaio che Castor Oyl incontrò al porto, tornerò più tardi; adesso ritengo sia più giusto parlare un po' proprio dell'autore e del suo lavoro prima del '29, anno di Popeye.
I biografi ci dicono che Elzie Chrisler Segar nacque a Camptown, nell'Illinois, il giorno 8 dicembre 1894; altri però dicono a Chester. Nonostante tale grave incertezza, che sem- brerebbe precludere ogni possibilità di saperne di più sulle sue origini e sui suoi primi anni, un autorevole critico ci racconta che "Segar aveva deciso sin dalla più tenera età di diventare un cartoonist", e che "passava ore ed ore a disegnare fino a che gli occhi non gli si chiudevano e lui cadeva addormentato sul foglio", ecc. ecc. Detto per inciso: ho sempre invidiato chi "sin da bambino" già si prepara con tanta coscienza a fare quel che poi lo renderà celebre da grande (anche nella vita dei santi è così); e invidio quei biografi che tanto bene sanno quello che il loro soggetto faceva "sin da bambino", pur se magari non ci dicono chi fossero i suoi genitori ne dove esattamente abbia avuto i natali.
Tuttavia, da nessuna parte ho trovato scritto che questa innata passione del piccolo Elzie sia stata contrastata da qualcuno di casa; ma se si approfondisse, certo si scoprirebbe che il padre o la madre o il tutore, o tutti insieme, volevano fare di lui un avvocato o un contabile, e che poi, invece, la perseveranza, e cosi via. Agiografi a parte, ci pare assolutamente attendibile e logico che Segar sia cresciuto pascendosi della "nuova arte narrativa" di cui i giornali americani erano già pieni. Vale la pena di far rilevare il dato cronologico che vede Segar "coetaneo" dei fumetti, poiché è proprio attorno al 1894 che, tutti lo sanno, nasce il "comic". Gli eroi dei mitici James Swinnerton e Richard Felton Outcoult, di Rudolph Dirks e di Frederick Burr Opper, e poi di George Mc Manus e di George Herriman e di tutti gli altri autori che allora popolavano le fantastiche pagine a colori delle "comic section" dei quotidiani, sono stati, con ogni probabilità, i migliori amici del giovane Segar; e quelle pagine erano per lui continue lezioni, che già pensasse o no di divenire cartoonist.
Sì, in fin dei conti è possibile che "passasse ore ed ore a disegnare, fino a che non gli si chiudevano gli occhi".
I "comics" erano già una cosa terribilmente seria, in quegli anni, in America, e parecchio redditizia. Si erano perciò create molte scuole per aspiranti cartoonists; una tra le più importanti sembra fosse la "Cartoonist W. L. Evan's System" di Chicago, e il bravo Segar vi si iscrisse in un corso per corrispondenza che durò, ci dicono, diciotto mesi. Pare che prima di ricorrere all'"Evan", Segar avesse cercato di vendere i suoi disegni al Saint Louis Dispatch e a Life, ottenendone solo una serie di "ripassi un'altra volta"; doveva essere, più o meno, il 1914, quando Elzie aveva vent'anni. Col corso per corrispondenza dovremmo arrivare verso il 1916.
Ma cosa faceva per vivere nel frattempo? Qualcuno da per certo che (secondo le buone regole di certe "vite") abbia esercitato molti e svariati mestieri, tra i quali il tappezziere, il pittore edile, l'operatore cinematografico (Motion Picture Operator, il che vuoi dire che stava alla macchina da proiezione in un cinema); viene anche assicurato che abbia svolto quest'ultima attività per cinque anni; e poiché all'inizio della Grande Guerra (l'America entra nel conflitto a primavera del 1917) è a Chicago, Segar dovrebbe aver lavorato nel cinematografo dall'età di 16-17 anni fino ai 21-22. Plausibile. E intanto disegnava, tentava di collocare le prime strips, si iscriveva al Corso Evans. Sono importanti queste piccole precisazioni, basate su così pochi indizi? Si, se non altro per affetto e per omaggio a quel magnifico autore che fu; e mi piacerebbe davvero conoscerne tutta la vita, le date, i luoghi.
Bene; il caro Elzie (come lo chiamavano gli amici?) ora è a Chicago. Cerca decisamente di trovar lavoro come cartoonist, è entusiasta, è sicuro di sé, ed è forte del diplometto "Evan's System". Si presenta di persona, stavolta. Il grande Outcoult è un signore di successo, sui cinquantacinque anni; Segar chiede il suo aiuto, e il creatore di Yellow Kid non glielo nega. Nel 1916 il Chicago Evening Post gli pubblica la striscia "Charlie Chaplin's Comic Capers", alla cui ideazione ha certo influito la lunga dimestichezza col cinema (forse uno dei primi contatti diretti tra comics e cinema, cartoni animati a parte?). Con la chiusura del "Post", Segar passa con la sua striscia al Chicago Evening American, della catena di Randolph Hearst, il "magnate" della stampa cui tanto deve il fumetto e che, nel 1916, ha dato vita all'organizzazione che presto diverrà il King Features Syndicate. Così Segar fa ora parte dello staff di Hearst e realizza una buona strip che fa da commento a certi fatti locali: "Looping The Loop". Va tutto bene. Segar è bravo. Piace. Ed Hearst cerca nuovi disegnatori validi. Un anno dopo viene invitato a New York per dar vita ad una strip nazionale sindacata per l'Evening Journal. Il 19 dicembre 1919 appare la prima striscia del "Thimble Theatre". Elzie Chrisler Segar ha 25 anni e 11 giorni. Mica male, per un giovanotto venuto da Chester. Oppure da Camptwon.
Dimenticavo una citazione d'obbligo: "Randolph Hearts, il magnate della stampa che ispirò il Citizen Kane di Orson Welles".
Il "Thimble Theatre" veniva pubblicato ogni giorno, esclusa la domenica e il venerdì; dovette subito affrontare l'impegnativo confronto con le più vecchie e accreditate strips di Rube Goldberg (Boob Mc Nutt), di George Herriman (Krazy Kat), e altri. Segar superò anche questo esame, e il suo editore si avvide che la sua presenza funzionava addirittura come richiamo per nuovi lettori. Segar venne allora incaricato di elaborare una strip anche per L’American, giornale del mattino di New York. È il 1921. Titolo della nuova striscia: "The Five-Fifteen", cioè "Le cinque e un quarto", ora in cui, minuto più minuto meno, i "pendolari" (tradizionali consumatori dei giornali del mattino) dovevano alzarsi per recarsi al lavoro. Il personaggio simbolo è John Sappo, ed ha una moglie di nome Myrtle. Una satira che richiede la complicità delle stesse vittime, appunto quei lettori-pendolari cui Segar si rivolge.
Proprio questo è il successo della strip. C'è dentro tutto: la tragedia della sveglia ad un'ora antelucana (le 5,15), il primo caffè, la moglie oppressiva, il viaggio in treno o in metropolitana, l'ufficio, la noia della giornata. Tutte le cose che nei decenni successivi faranno la fortuna di tanti altri disegnatori di ogni latitudine. Sappo, dunque, si alza dal letto tutti i giorni alle cinque e un quarto, laggiù, nella città-giardino dove abita... e lo fa tanto bene che poco dopo merita l'onore di diventare titolare diretto della strip che, dal 1923, comincia appunto a chiamarsi solo Sappo ("Sappo" è una forma gergale americana derivata da "to sap", "sap", "sappy", e riunisce idee che vanno da "vigoroso, sgobbone" a "debole, sciocco, scimunito": l'intendimento è chiaro, ma - come spesso accade nei testi di Segar - non è traducibile in italiano con una sola parola di uguale sintetica rilevanza. È tutta un'altra cosa dal nostro più familiare e umile "Travèt"). Da "pendolare", il piccolo Sappo si trasformò in protagonista di avventure stralunate, per metà fantascientifiche, che divertivano Segar e la gente. Sappo uscì di scena solo con la morte dell'autore.
La prima tavola domenicale a colori di Segar è del 1924, e Sappo diventa la "tavola di sopra" della principale Thimble Theatre, così come Jungle Jim sarà la "upstair" di Flash Gordon e la Silly Simphony il "top" di Mickey Mouse. Da questa data, Sappo cessa di essere daily strip. Per i successivi quattordici anni, la produzione di Segar è dunque costituita da Thimble Theatre giornaliera e domenicale e da Sappo solo domenicale. In questi anni si verifica il grande evento, la nascita di Popeye. I cospicui guadagni, frutto della sua coscienziosa e intelligente attività, ma dovuti anche all'essere inserito in un sistema che premia doti e capacità individuali, consentirono a Segar di andare a vivere a Santa Monica, in California, in una residenza progettata apposta per lui da un architetto della scuola di Richard Neutra, la "Segar Box", dove però la morte lo coglierà a soli 44 anni, nel 1938.
Le "fonti" dicono che aveva una figlia di nome Mary, e che aveva acquistato un ranch nella valle di San Fernando dove coltivava ravanelli (stanco probabilmente di spinaci), coltivazione nella quale eccelleva, aggiungono i bene informati. Inoltre amava il nuoto, la caccia e il biliardo; in gioventù, anche la pesca. Di sicuro c'è che fu un grande e vero umorista, non avvelenato da sterile spirito di parte; e perciò dovette essere anche un uomo onesto, schivo, un uomo amabile e buono. È vero che aveva del mondo una visione un tantino cinica e moralista e amara; ma così è sempre stato per tutti gli umoristi davvero grandi e liberi, come Jerome, come Twain, come Campanile, tanto per citare i primi che mi vengono in mente. Siccome poi tutto si risolve in sicuro divertimento per il lettore, che male c'è se gli si lascia spazio anche per un pizzico di riflessione?
Nel '29 Segar è ormai un disegnatore di grande talento ed esperienza; il suo tratto è veloce, dinamico, le sue caratterizzazioni sempre azzeccate, all'altezza delle sue trovate. L'umorismo di Segar si esprime con un disegno altrettanto umoristico, spesso francamente comico.
Nei molti anni di attività quotidiana, ha perfezionato il suo stile, si è allineato ai suoi maestri; egli stesso è ora un maestro. Tanto più, perciò, sorprende quel primo brutto, sgradevole marinaio; intendo dire, soprattutto mal disegnato. È squallido, triste, una faccia immobile; non imperturbabile, ma senza espressione ne emozione, troppo in contrasto col disegno nel quale è immerso. Impossibile che Segar non se ne avvedesse. Allora, forse, non è un personaggio uscito per sbaglio, casuale, come dicono molti. È troppo "lavorato", "pensato", pieno di intenzioni, anche se ancora informe. Insisto sul volto, che sembra disegnato da un dilettante; una serie di tratti indecisi. Forse c'è un po' di Buster Keaton, un po' di Lyonel Barrymore. È un personaggio nuovo, chiaramente in attesa di essere perfezionato, in attesa di uscire dall'embrione, di prendere forma, di esplodere, secondo un'intenzione che sarebbe gratuito negare a Segar, il quale sapeva troppo ben costruire i suoi personaggi "di passaggio" per azzardarne uno così anomalo e "mal riuscito".
Proprio perché è la più grande invenzione di Segar, Popeye fatica non poco a diventare se stesso. È una strip nuova che nasce in una strip già affermata, con tutte le difficoltà del caso. Castor Oyl lo conduce per mano, è lui che assume il maggior numero di iniziative, e Popeye, pur essendo molto più di una semplice spalla, è tuttavia legato al vecchio piccolo primattore, e ne dipende completamente. Comincia ad emergere quando si tratta di tirare pugni, o quando - sempre più spesso - puntualizza la propria morale ("Se era una mucca maschio non mi importava di ucciderla. Ma non posso colpire una signora"); circostanze nelle quali si va lentamente formando l'eccezionale character. Senza dubbio, le scene più vivaci, le occasioni più brillanti, le battute migliori le hanno ancora gli altri; la sequenza delle revolverate sparate da Olive Oyl nel western del 1930 è memorabile, e Popeye entra nella storia sì come comprimario, ma un gradino più sotto.
Segar sa quello che fa; è molto attento a non far fare passi falsi al suo nuovo pupillo, e lo fa marciare sorretto dagli altri in attesa che sia più sicuro di sé. Un personaggio costruito con circospezione, che cresce con prudenza, che bada a conquistarsi il suo pubblico senza strafare, vigilato a vista dal suo autore, che non può permettersi errori. È la prima volta che Segar introduce nel suo teatrino una "maschera" cosi caratterizzata, anche fisicamente. La divisa da marinaio, la stramba pipetta, gli avambracci assurdi, l'occhio chiuso, quel mento, i tatuaggi: se doveva essere solo un "pupazzo" per qualche puntata, Segar non avrebbe studiato tanti particolari. Credo che alla domanda di cosa avesse "in mind" disegnando Popeye la prima volta, Segar avrebbe risposto che la sua era già la proposta precisa del nuovo character. Segar deve aver deciso di presentare Popeye dopo averci pensato molto, e proprio con l'ambizione di farne una "maschera" di successo; l'evoluzione del personaggio non è stata certo solo frutto di accomodamenti che assecondavano un non previsto gradimento di pubblico.
Un marinaio troppo brutto, per essere solo un marinaio arrivato per caso, quel Popeye del '29.
"Per quei pochi che ancora non sanno" (per dirla alla Lee Falk quando, sempre più spesso, rifa la storia delle origini del suo Phantom), per quei pochi va ricordato che il 1929 è l'anno in cui viene varato il fumetto avventuroso, con l'uscita del Tarzan, del magnifico Harold Poster, e di Buck Rogers, disegnato dal tenente dell'U.S. Air Corps Dick Calkins (che amava firmarsi con tanto di grado - una strip un po' biglietto da visita, la sua). Stava realizzandosi il passaggio dell'era del fumetto tutto gag e umorismo a quella del predominio della grande avventura e degli "eroi seri", sfornati, negli anni trenta, a ritmo incessante e destinati quasi tutti ad un successo duraturo e meritato. Cambia anche, necessariamente, il modo di raccontare, nascono le storie a lunga durata che impegnano per mesi e anni l'attenzione dei lettori in un "continued" quotidiano che prende il posto della strip autoconclusiva.
Il nuovo genere consente la collaborazione tra autori di testi e disegnatori, e mette un po'in riposo i principi dell'umorismo puro, che facevano tutto da sé, dalla battuta al disegno.
L'industria del fumetto si ingrandisce e si perfeziona, e pochi dei vecchi grandi autori personali sopravvivono alla rivoluzione. Che Segar avesse o no intuito i tempi nuovi, sta di fatto che il suo Popeye nasce, con molta tempestività, in contemporanea con Tarzan e Buck Rogers; come questi, è destinato a vivere nell'avventura (il suo "ceffo" e l'esser marinaio sono programmatici), pur se ovviamente la chiave rimane quella dell'umorismo. Nel nuovo corso del fumetto, Segar ha un altro precedente nella realizzazione di lunghe storie: evidentemente la dimensione della gag, che rimane la sua specialità, gli cominciava a star stretta, e sul finire degli anni venti coinvolge Castor Oyl in un'epica avventura nel grande deserto dell'ovest, che si protrae sulle sunday pages per più di due anni - solo l'avvento di Flash Gordon, nel 1934, gli toglierà questo record di durata.
Tra le tante, una delle caratteristiche comuni ai nuovi eroi sarà quella della mancanza di una regolare definizione familiare: quasi nessuno sposato, e tutti però con un contorno di personaggi pronti a costituirsi, appena utile, come pseudo-famiglia. Nascono le famose "eterne fidanzate": di esse solo pochissime diverranno mogli. Sistemazioni "equivoche", dunque, da Gordon e Dale a Mandrake e Narda, da Topolino e Minnie a Phantom e Diana (ma questa, dopo una quarantina d'anni, riuscirà a incastrare definitivamente il suo Uomo Mascherato), da Brick Bradford a Rip Kirby. Al posto dei figli, vengono di moda i "nipotini", di cui alcuni diverranno celeberrimi, come quelli di Paperino. Nei decenni precedenti, invece, la famiglia l'aveva fatta da protagonista. Lo stesso Castor Oyl era sposato, aveva tanto di suoceri, e la moglie - Cylinda, se ben ricordo - era anche un bel pezzo di donnina.
Al contrario, Popeye resterà sempre in sospeso con Olive, sorella di Castor, e il piccolo Swee' Pea (Pisellino) sarà solo un figlio adottivo. È pensabile che, se non fosse arrivato Popeye, Olive avrebbe sposato il suo vecchio corteggiatore Ham Gravy, giovane di stampo antico, che invece finirà letteramente eliminato (anche dalla strip) dal prepotente Braccio di Ferro. L'adeguamento di Segar ai tempi nuovi è, quindi, completo e ragionato. È il secolo ventesimo che comincia davvero, seppure con un ritardo di trent'anni. La tecnologia s'è rafforzata abbastanza per entrare in competizione con l'uomo, e questi reagisce adottando la violenza (comunque motivata, anche a fin di bene) come standard comportamentale. Più fumetti, più foto, più cinema, più immagini. Le dittature in Europa e altrove. Le democrazie qua e là, con idee confuse, e con prodotti già alienanti. Odore di guerra, paura, allora come adesso, attesa di un non meglio identificato "The Day After", in un tran-tran quotidiano con giacca e cravatta. Nei vari Superman che sono in arrivo sulla carta stampata, sembra assodato (lo dicono tutti) che gli americani vedessero un conforto a quel vivere nel timore; nello stesso senso qualcuno vuole che abbia agito Popeye, con i suoi pugni, i suoi spinaci, il suo senso di giustizia.
Sia pure. È un altro punto di vantaggio di Segar, che di tanto ha preceduto gli altri. Ma, a differenza di Topolino, Gordon, Superman e compagni, Popeye ha comunque avuto la buona sorte di non essere mai stato oggetto di polemiche. Degli altri, oltre il bene, si è detto tutto il male possibile; di Popeye, al massimo, abbiamo letto che fu "simbolo di un'America sana e puritana... paladino dei buoni sentimenti...", e poi cose nelle quali c'entravano, manco a dirlo, la "grande crisi", il "subcosciente dellettore medio" e, naturalmente, il matriarcato. Ma, in sostanza, Braccio di Ferro è stato trattato bene da tutti. Forse anche perché l'esperto di analisi critico-socio-politico-ecc., non è quasi mai dotato di senso dell'umorismo; Segar ha avuto così buon gioco a spiazzare certi articolisti che, a conti fatti, hanno preferito lasciarlo in pace. L'umorismo è una brutta bestia, e funziona da boomerang con chi lo vuoi trattare senza capirlo.
Segar vuoi fare di Popeye un eroe "moderno"; nel lento lavorio di perfezionamento, ne modifica il volto; il brutto marinaio delle prime strisce - legato a filo diretto con un certo gusto derivato da certe vecchie comiche del cinema muto, tutte scatti, piene di personaggi legnosi e monoespressivi - diventa arguto, più comunicativo, ben cosciente di sé, eccezionalmente vitale e pieno di spirito d'iniziativa. Diventa quasi bello. Il disegno ha un ruolo determinante nella metamorfosi. La strip corrisponde sempre di più alle esigenze dei lettori; anzi, spesso le anticipa, e contribuisce alla formazione di quello che saranno i nuovi comics degli anni trenta. Il primissimo Topolino a fumetti è "vecchio" rispetto al Popeye suo contemporaneo. Il marinaio è ora inserito nel mondo di Segar senza più contraddizioni. Con il successo, la sua personalità prevalica quella dell'autore, come spesso accade.
Fino al ‘29-‘30, la mancanza di un eroe centrale nel Thimble Theatre aveva mantenuto Segar in primo piano: Castor Oyl non era riuscito a sovrapporglisi, ne c'erano riusciti gli altri protagonisti, benché formidabili. Così come da quasi mezzo secolo accade da noi con Jacovitti, che con la sua incontrollata carica umoristica finisce sempre con lo schiacciare gli "eroi” che crea. Arrivato Popeye, Segar è costretto a mettersi al suo servizio con tutta la sua arte, e Popeye - raggiunta la maturità - comincia lui stesso ad imporre ritmi e moduli. "Sono quel che sono e questo è tutto quel che sono", dice di sé; è una precisa affermazione di personalità con la quale, ripetiamo, Segar deve fare i conti. Tra poco il titolo Thimble Theatre passerà in second'ordine e la serie sarà sempre più identificata col solo nome di Popeye.
S'è accennato, parlando di Sappo, alla sostanziale intraducibilità di certe forme gergali, o inventate, usate da Segar: questo limite diventa gravissimo proprio per il "personaggio" Popeye, nel quale il linguaggio svolge un ruolo notevole. Lasciando agli specialisti il compito di trattare con proprietà le questioni inerenti all'uso della lingua, c'è da sottolineare come tali difficoltà di traduzione non consentano una totale godibilità della strip di Segar, che nell'edizione americana è invece ricca di giochi di parole, modi di dire particolari, storpiature ed errori tutti sempre funzionali ai fini del character e della storia. Un mondo che si perde e che, nella nostra traduzione, abbiamo accennato a restituire adottando anche noi storpiature ed errori. Ma sappiamo che i nostri interventi sono, per lo più, caratterizzanti solo in modo superficiale, non consentendo la nostra lingua trattamenti troppo disinvolti e certe sintesi plurivalenti. Nè ci è sembrato adeguato e giusto utilizzare modi gergali o dialettali nostrani che, oltre a non raggiungere comunque un risultato valido, avrebbero modificato arbitrariamente il character e tradito del tutto Segar.
Qualcosa di analogo accade con il lettering. Quello originale è parte integrante del disegno e viene usato per sottolineare azioni, sentimenti, intenzioni mediante ingrossamenti non regolari del segno, spezzature delle parole, trattini, puntini, scritte ridottissime o ingigantite. Tutti "accorgimenti d'autore" (oggi riscoperti e spesso abusati da molti moderni) di cui non sempre è facile tener conto anche perché, nelle edizioni più serie, la forma del balloon viene lasciata intatta e ciò comporta molta attenzione per farvi entrare i testi. Sono così necessari compromessi e rinunce, mentre, come è noto, nella stesura originale il balloon viene chiuso solo dopo l'inserimento del testo. Perciò, nonostante l'ottimo lettering realizzato, anche in questo settore si verifica un calo, una perdita secca di "sapore", e anche di contenuti. Cancellando il lettering originale è come se si cancellasse parte del disegno di Segar per farlo rifare da altri; a questo punto, paradossalmente, siamo al limite del lecito, anche se obbligatorio. Naturalmente questi nostri scrupoli (che potrebbero sembrare eccessivi), se valgono per autori come Segar, non hanno motivi di esistere per la maggior parte dei fumetti, nei quali disegno, testo e lettering sono ben scissi nelle loro funzioni e spesso realizzati già in origine da autori diversi; addirittura si può dire che certi fumetti del genere "avventuroso" abbiano tratto beneficio dai nostri più recenti adattamenti.
Molto ci sarebbe ora da dire sugli altri personaggi che Segar, da quel maestro che è, inventa continuamente e propone come compagni di viaggio del suo importante marinaio. Premesso che quasi tutti meriterebbero più pagine ciascuno, in questa sede ci limiteremo a farne poco più di un semplice elenco, e solo per i più importanti. Nel 1929, all'arrivo di Popeye, il Thimble Theatre ruotava tutto attorno alla famiglia Oyl. C'erano poi molte "comparse" che apparivano e scomparivano, tutte caratterizzazioni di gran classe il cui effetto comico era garantito. Nel 1931 fa il suo ingresso J. Wellington Wimpy (Poldo Sbaffini in Italia), la cui caratteristica fondamentale è l'insaziabile fame che lo divora. È un personaggio maiuscolo, un vero comprimario. Wimpy è un cinico codardo che pensa esclusivamente a procurarsi cibo, a qualsiasi costo, rinnegando o adulando tutti a secondo delle circostanze: in fondo è complementare alla generosità di Popeye; ma, al contrario di questi, somiglia di più alla realtà dell'uomo.
Wimpy è l'uomo di sempre, un primitivo in bombetta che obbedisce all'istinto di conservazione e che, invece di destreggiarsi nelle foreste alla ricerca di roba da divorare, va per ristoranti a caccia di hamburgers; ma l'arma è sempre la stessa, una dentiera ben salda. In caso di necessità, Wimpy è disposto a tutto e a mangiare di tutto, spingendosi senza esitare alle soglie del cannibalismo dal quale lo trattiene, ne siamo certi, solo il buon senso di Segar. Ma a fatica. È indubbiamente un personaggio esilarante e in molte tavole domenicali la fa da protagonista, almeno finché Popeye accondiscende a fargli da spalla. Olive Oyl resta invece la "vedette" femminile della strip ed è, di volta in volta, dolce, brutale, ingenua, furba, romantica, manesca, gelosa, corruttibile: ha tutti i pregi e tutti i difetti necessari per carvarsela in una strip di questo genere, con un fidanzato come Popeye e un possibile futuro suocero come Poopdeck Pappy. Questi, padre novantanovenne di Popeye, è stato ritrovato dal figlio nel 1936, ed è un vero campione di brutalità.
A dispetto dell'età, è anche un donnaiolo impenitente, e ben lo sa Olive che deve spesso guardarsi dai suoi tentativi; tra il vecchio ed Olive sono assai frequenti le scazzottate, e non è sempre Olive ad avere la peggio. Swee’ Pee, Pisellino, è un neonato che entra nella strip nel '33; come tutte le creature di Segar, anche lui, al momento adatto, fa ricorso ai pugni: è un degno figlio di Popeye, anche se adottivo. Eugene the Jeep è invece un imprevedibile animaletto dalle infinite possibilità, che per un po' influirà molto sulle vicende di Popeye e della banda; sembra che venga dalla quarta dimensione, può apparire e sparire a volontà, è uno che conosce tutto, compreso il futuro e, interrogato, risponde con un "si" abbassando il muso e alzando la coda oppure con un “no”, restando fermo. Per questi personaggi, e per molti altri che qui non vengono citati, si possono ripetere tutte le considerazioni già fatte sulle eccezionali doti di umorista di Segar. Ma, alla fine, è sempre e solo “lui”, Popeye, che consente e giustifica resistenza degli altri, permettendo a tutti di gustare la loro fetta di gloria.
Elzie Chrisler Segar si farà fotografare vestito da Popeye; una foto scherzosa e pubblicitaria. Ma sarà con quella che la sua immagine passerà alla storia, affidata alla notorietà di un personaggio di carta. Tant’è.
Luciano Guidobaldi