AHOY!
Tutta la sequenza della prima apparizione della stramba "Gallina fischiona africana" fino all’arrivo di Popeye ( 10 settembre 1928 – 17 gennaio 1929 ), è tra le più divertenti del Thimble Theater pre-Popeye.
Approfondiamo la conoscenza del nuovo "eroe" dei fumetti partendo proprio da questa storia, perchè proprio da questa storia inizia a delinearsi ed evolversi il carattere che contraddistinguerà Braccio di Ferro il marinaio.
THIMBLE THEATER, ovvero “CHE MI VENGA!”
Diciamo la verità: sedici pallottole in corpo non sono una bazzecola. Roba da notte di San Valentino. Poco meno di quante ne bastarono per buttare giù King Kong. Sedici pallottole, sedici buchi nella sua casacca di marinaio; ma quando Castor Oyl gli domanda come sta, lui, Braccio di Ferro, risponde un po’ seccato: “Mai sentito meglio in vita mia. Ci vuole altro che sedici pallottole per affondare il vecchio Popeye, che mi venga!”. Fosse stato al posto di Giulio Cesare, a Bruto e compagni gli avrebbe fatto venire i capelli bianchi: quelli, giù coltellate, e lui a sghignazzare e a distribuire pugni.
E probabilmente la Storia avrebbe cambiato corso.
Ciò che cambia, invece, con le sedici inutili revolverate che Snork spara a popeye (tutte andate a segno, giova ripeterlo), è il Thimble Theater di Segar. La “guarigione” di Popeye da un tale massacro ha del miracoloso e costituisce il primo, potente segnale della principale caratteristica del nuovo personaggio: Braccio di Ferro, più che infallibile (come la maggior parte degli “eroi”), è indistruttibile.
Dopo questa autentica prova del fuoco, tutto quanto verrà tentato per intaccare la sua incolumità fisica sarà solo sprecata; e tra non molto, con l’arrivo degli spinaci, Popeye diverrà anche superforte.
Tuttavia, pur se ancora non potenziati da energetiche verdure, già adesso i suoi pugni non sono carezze; il primo ad accorgersene è Ham, il vecchio fidanzato di Olive, al quale l’imprevedibile marinaio regala il primo gancio della sua carriera. È il 18 febbraio 1929, una data da ricordare; Popeye aveva fatto la sua comparsa solo un mese prima.
Per il secondo pugno si deve attendere il 2 aprile, destinatario Snork, il viscido pistolero di Mr. Fadewell. Un pugno, questo, che va a colpire un cattivo; ma il precedente aveva punito un imbecille questo esordio costituisce una chiara e inequivocabile indicazione dello spiccato senso di giustizia che, con Popeye, è entrato nel Thimble Theater.
Con Popeye arriva anche l’avventura; è un innesto prodigioso quello che Segar compie nelle sue tavole, senza intaccarne minimamente lo humor che le permea. Anzi, riesce a rafforzarne i lati più schiettamente comici e a rendere più gustosi e frequenti i risvolti paradossali e surrealistici.
Non il surrealismo facile, già presente in altri comics, al quale - quando non è fine a se stesso - si affidano scontati e improbabili messaggi e significati; piuttosto, un surrealismo speciale, funzionale, che diventa sistema per introdurre e raccontare storie fantastiche dove l’avventura più classica si snoda su un tessuto composto dall’umorismo più genuino.
Venati di surreale sono anche i personaggi che Segar via via affianca o contrappone al suo nuovo prim’attore, il quale non agisce mai da solo, ma sempre con un codazzo di formidabili spalle, comprimari e comparse, testimonianze dell’inesauribile vena dell’autore.
Alcuni di questi personaggi sono tratti dalla tradizione pionieristica americana, dallo sceriffo di stampo classico-paesano all’affarista privo di scrupoli con cilindro, gilè e ghette: ognuno è un concentrato dei vizi e delle virtù che rappresenta e tutti sono riconoscibili alla prima occhiata, pur se reinventati e conditi di impalpabile astrattismo.
Con il suo desiderio di giustizia - giustizia sociale bella e buona -, Braccio di Ferro porta nel teatrino di Segar un ulteriore nuovo elemento: la bontà. Una bontà assoluta, che diventa spesso motivazione di fondo di tante sue azioni e iniziative.
Avventura alla grande, dunque, e grande umorismo, come soltanto pochissimi hanno saputo raccontare. Per apprezzare in pieno Segar bisognerebbe comunque conoscere tutta la sua produzione degli anni che precedettero Popeye, quando l’eroe era il piccolo Cator Oyl.
A questo periodo appartiene l’nvenzione della “gallina fischiona africana”, con la quale avrà a che fare anche Braccio di ferro. Si tratta di un buffo uccello misterioso, un po’ favolistica, ma plebeo, privo di “decoro”, un’araba fenice per i poveri, non si sa bene se magico o no, una specie di materializzazione di stupide superstizioni alle quali, ad un certo punto, sembra inchinarsi anche lo scettico Popeye, da poco arruolato in qualità di “intero equipaggio” sulla nave di capitan Castor.
Questa gallinella è, per certi versi, la provagenerale del “Jeep” che tra qualche anno si aggiungerà alla combriccola di Popeye, restandovi in pianta stabile.
Altrettanto interessante e divertente è l’evoluzione di Popeye, il delinearsi del suo carattere, il suo graduale ma rapido imporsi su tutti i suoi compagni di viaggio. Importante è anche la messa a punto della divisa, con casacca che da bianca diventa scura. Dimesso, sospettoso, scorbutico, indeciso nelle prime strisce, assai presto Popeye diventa star di prima grandezza e contro di lui niente possono Castor e i suoi vecchi amici; uno ad uno cadranno quasi tutti, vere e sole vittime di quelle sedici pallottole che non riuscirono a far fuori lo sgrammaticato marinaio quando, forse, si era ancora in tempo.
Che mi venga!
Luciano Guidobaldi